Più che una rilevazione, una denuncia, quella diramata da Confartigianato: le tariffe che regolano la raccolta dei rifiuti, in 5 anni sono aumentate del 22,6%. Basti pensare che questo assurdo 14,6% supera, e di molto, laumento dellinflazione (+8%), attestandosi come una vera e proprio stangata nellintera area delleurozona. Il paradosso poi è che laddove maggiormente aumentano le tariffe, il sevizio tende invece a peggiorare. E il caso del Lazio, la regione italiana in assoluto più tartassata e, per lappunto, tra le più sporche. Nello specifico poi, Confartigianato ha calcolato che ciascun contribuente (famiglie, imprenditori, aziende, ecc.), nel 2014 tra tasse e tariffe varie ha pagato 168,14 euro, per un totale di 10,2 miliardi di euro. E dietro al Lazio, con le tariffe più care (con 214 euro di costi per abitante, superiore del 27,3% rispetto alla media nazionale), seguono la Liguria con 211,75 euro/abitante, la Toscana (208,25 euro/abitante), la Campania (205,02 euro/abitante), Umbria (190,23 euro pro capite), e la Sardegna (188,90 euro per abitante). Meglio di tutti il Molise, dove i cittadini pagano 123,12 pro capite. Seguono il Trentino e Friuli Venezia. Delle 376 società partecipate dalle Amministrazioni locali che operano nella gestione dei rifiuti, Confartigianato ha rilevato cheil 64,3% è in utile, il 17,2% è in pareggio ed il 18,5% è in perdita. Tra quelle in utile segnaliamo le società operanti in Basilicata, Trentino-Alto Adige e Valle dAosta. Risultano invece in perdita le società operanti in Calabria, il Lazio e lAbruzzo.
M.